31 Ago 2022

L’eredità storica di Gorbachev: una questione di geografia

Un leader discusso

“La storia del mondo non è altro che la biografia di grandi uomini”, disse nel XIX secolo il filosofo Thomas Carlyle, riferendosi alla capacità degli “eroi” di plasmare la storia attraverso doti personali e ispirazione divina. Oggi questa visione personalistica della storia è stata ampiamente superata. Il caso di Mikhail Sergeyevich Gorbachev, scomparso il 30 agosto a Mosca a 91 anni, sembra tuttavia un’eccezione. Sono in tanti, infatti, a credere che senza l’ultimo segretario del PCUS dell’Unione Sovietica (prima del suo scioglimento nel 1991), la storia avrebbe preso un altro corso.

Sia in Europa che negli Stati Uniti, Gorbachev viene associato alla distensione, al riavvicinamento est-ovest, alla fine della guerra sovietico-afghana (1979-1989), alla riunificazione della Germania e al crollo della cortina di ferro. Non è un caso, dunque, che la sua morte sia stata accolta con grande commozione da molti leader occidentali: per Ursula von der Leyen era un “leader affidabile e rispettato”, che ha svolto un ruolo cruciale per porre fine alla Guerra Fredda aprendo la strada a un'Europa libera. Emmanuel Macron lo ha chiamato “uomo di pace” che ha “cambiato la nostra storia comune”. Gorbachev era anche un uomo carismatico che non faceva fatica a mostrare il suo lato più umano, il suo amore per la musica e per la moglie Raisa Gorbacheva, come dimostrano le testimonianze del giornalista della BBC Steve Rosenberg o il regista Werner Herzog che ha girato un documentario nel 2018.

 

Nemo propheta in patria

Non è tuttavia un segreto che Gorbachev non godesse di altrettanta stima in patria. Il punto di vista russo è, infatti, drammaticamente diverso da quello occidentale. La disgregazione dell'Unione Sovietica e il conseguente caos politico ed economico degli anni ‘90 sono percepiti come il risultato della capitolazione di Gorbachev all'Occidente. Questo è ancora più rilevante alla luce della strumentalizzazione da parte del Cremlino del periodo successivo al crollo dell’URSS nel perseguimento dei suoi obiettivi politici. Come afferma Gulnaz Sharafutdinova, inquadrare gli anni '90 come un trauma collettivo per la popolazione è una delle strategie più efficaci per sostenere l'attuale sistema politico autoritario. Forse è anche per questa strumentalizzazione che la stragrande maggioranza dei russi ha un’opinione così bassa di Gorbachev: Secondo un sondaggio pubblicato nel 2017 dal Levada Institute, solo il 7% dei russi intervistati ha affermato di rispettare l'ultimo leader sovietico che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 1990. Nel caso di Stalin, questa percentuale sale al 32%. Il presidente Putin ha mandato un telegramma di cordoglio alla famiglia, ma non ha mai avuto una relazione positiva con l’uomo visto come responsabile della “maggiore catastrofe geopolitica del secolo” ovvero la caduta dell’URSS. Lo stesso Gorbachev riteneva che i suoi sforzi di portare avanti riforme democratiche fossero stati annullati da Putin, come ha affermato a luglio un caro amico dell’ex leader sovietico, l'eminente giornalista critico del Cremlino Alexei Venidiktov.

 

Una “dissonanza cognitiva”

Non sono solo i russi ad avere un’opinione negativa di Gorbachev. In alcuni paesi dell’Europa orientale e del Caucaso, il suo nome è legato indissolubilmente a stragi accadute negli ultimi anni dell’URSS, risultato di proteste pacifiche represse sanguinosamente dall’esercito sovietico. Un esempio è il cosiddetto Gennaio Nero per l'Azerbaigian: nella notte tra il 19 e il 20 gennaio del 1990, su istruzione diretta di Gorbachev, l'esercito sovietico è entrato a Baku e nelle regioni vicine, uccidendo oltre 130 persone. Anche la vicina Georgia ricorda la strage del 9 aprile 1989, quando forze speciali dell'Unione Sovietica attaccarono manifestanti pacifici, principalmente giovani, che si erano radunati a Tbilisi, lasciando 21 morti, 18 dei quali donne, e centinaia di feriti. In Lituania, la classe politica e l'opinione pubblica non condivide i tributi positivi dei leader europei e la loro "Gorbamania" per via dei cosiddetti “fatti di gennaio”, in cui 14 manifestanti pacifici furono uccisi. Il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha riassunto la sua opinione sull'eredità di Gorbachev in un tweet: “I lituani non glorificheranno Gorbachev. Non dimenticheremo mai il semplice fatto che il suo esercito ha ucciso civili per prolungare l'occupazione del nostro paese da parte del suo regime. I suoi soldati hanno sparato sui nostri manifestanti disarmati e li hanno schiacciati sotto i suoi carri armati. È così che lo ricorderemo”. Alcuni analisti parlano di una “dissonanza cognitiva” evidenziata dalle diverse reazioni alla morte di Gorbachev: mentre l’Europa occidentale piange uno dei più grandi statisti del XX secolo, gli europei dell'est ricordano le violente repressioni nei paesi baltici e nel Caucaso meridionale. Valutare l'eredità di Gorbachev sembra essere, dunque, una questione di geografia.

 

“Ci abbiamo provato”

Come tutti i politici del mondo, Gorbachev è un personaggio con luci, ombre, e forti contraddizioni. Voleva tenere in vita un regime autoritario attraverso delle riforme democratiche. Ha fatto della distensione con l’Occidente la sua missione politica, ma di fatto ha continuato a criticare duramente quelle stesse istituzioni e organizzazioni occidentali, soprattutto l’allargamento della NATO. Probabilmente una delle sue maggiori contraddizioni (resta da vedere se reale o apparente) riguarda l’Ucraina. Egli stesso per metà ucraino, il leader sovietico è ricordato per le sue complicate opinioni sull'indipendenza ucraina: dopo aver acconsentito con riluttanza alla liberazione di Kyiv da Mosca, in seguito l’ha definita un "errore", mentre ha sostenuto l’annessione russa della Crimea nel 2014 che lui vedeva come il risultato dell’autodeterminazione dei suoi abitanti – una posizione simile a quella adottata da Alexei Navalny. Al tempo stesso, persone a lui vicine riportano la sua condanna dell’invasione di febbraio voluta da Putin.

Per molti occidentali, Gorbachev continuerà ad incarnare il tentativo di costruire dei rapporti positivi tra Mosca e l’Occidente basati sul disarmo e sul compromesso politico. Gorbachev ha vissuto abbastanza per vedere il fallimento dei suoi sforzi. Eppure, alla domanda del regista Herzog su cosa volesse che fosse scritto sulla sua tomba, un Gorbachev ormai anziano ha risposto: “my staralis’”, ci abbiamo provato. E per questo sarà certamente ricordato per molto tempo.

Pubblicazioni

Vedi tutti

Corsi correlati

Vedi i corsi
Not logged in
x