1 Feb 2023

UE: new deal, old money

Serve aiuto (di Stato)  “Garantire parità di condizioni a livello globale e all’interno del mercato unico”. Questi sono gli obiettivi del nuovo Piano industriale Green Deal presentato oggi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La concorrenza mondiale nello sviluppo delle tecnologie green si sta intensificando: non ci sono solo i 369 miliardi […]

Serve aiuto (di Stato) 

“Garantire parità di condizioni a livello globale e all’interno del mercato unico”. Questi sono gli obiettivi del nuovo Piano industriale Green Deal presentato oggi dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La concorrenza mondiale nello sviluppo delle tecnologie green si sta intensificando: non ci sono solo i 369 miliardi di dollari dell’Inflation Reduction Act (IRA) americano, ma anche i 280 miliardi di investimenti nel settore annunciati dalla Cina, e i 140 del Giappone.  

In questo contesto, la Commissione propone nuovi target per il 2030 per la capacità industriale europea, una riduzione degli oneri normativi (come l’eliminazione delle gare d’appalto) per le nuove tecnologie e un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato fino al dicembre 2025. I relativi dettagli verranno presentati al Consiglio europeo della settimana prossima, che si preannuncia teso. 

Idi di marzo del mercato unico?

Già prima che gli USA annunciassero i loro sussidi verdi, le norme sugli aiuti di Stato erano state attenuate in risposta alla pandemia (marzo 2020) e alla guerra in Ucraina (marzo 2022). Allentamenti “temporanei” che iniziano a sembrare un’abitudine persistente. Inevitabile che di fronte alla nuova proposta della Commissione si sia alzato un coro di Stati membri contrari.  

Nelle scorse settimane, 13 Stati membri (Italia inclusa) hanno presentato lettere o non paper indirizzate a Palazzo Berlaymont in cui esprimono i timori di squilibri nel mercato unico in favore di Francia e Germania (destinatarie del 77% degli aiuti di Stato approvati nell’ambito dell’attuale quadro temporaneo). La stessa disparità di vedute è interna alla Commissione: da una parte Breton (francese) dall’altra Vestager (danese), Dombrovskis (lettone) e Timmermans (olandese). 

Rebranding 

Consapevole della difficoltà di conciliare le diverse sensibilità in campo, la Commissione ha rilanciato l’idea di un Fondo europeo per la sovranità con cui anche gli Stati con meno spazio fiscale possano sovvenzionare le proprie industrie verdi. Peccato che non ci siano dettagli sulle dimensioni di tale fondo o tempistiche più specifiche del “prima dell’estate” annunciato oggi. Inoltre, Germania, Paesi Bassi, e gli altri “frugali” si sono già opposti a nuovo debito comune.  

Di conseguenza, ancora una volta si riciclerà liquidità esistente. I fondi prescelti per il Piano industriale Green Deal sono quelli di REPowerEU: 220 miliardi di euro di prestiti non richiesti inizialmente stanziati nell’ambito del Next Generation EU, poi reindirizzati per l’affrancamento dall’energia russa e ora rispolverati per rispondere all’IRA.  

Lunedì il Commissario Gentiloni ha detto “non possiamo usare gli stessi soldi per 25 obiettivi diversi”. Ne è sicuro? 

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