La nostra storia

1934

Avvio dell'attività

L’attività dell’Ispi venne avviata ufficialmente il 27 marzo 1934 da un gruppo di giovani studiosi dell’Università di Milano e di Pavia che, anche in considerazione della forte presenza internazionale che caratterizzava il nostro paese in quegli anni, si proponevano di dotare l’Italia fascista di un centro di studio focalizzato sulla politica estera, ispirandosi al modello del Royal Institute of International Affairs di Londra e della Foreign Policy Association di New York.

Già nel primo anno di vita l’Istituto lanciò l’attività editoriale (con la rivista “Relazioni Internazionali”, insieme a molte altre testate periodiche e pubblicazioni destinate all’informazione internazionale), creò un ufficio studi e aprì una biblioteca specializzata, imponendosi come punto di riferimento in Italia per tutti coloro che si interessavano alle relazioni internazionali.

1935

L’incontro con Alberto Pirelli

Uno sviluppo rapido, dunque, per sostenere il quale fu subito necessario cercare più cospicue fonti di finanziamento. Da qui l’incontro nel febbraio 1935 con Alberto Pirelli, secondogenito del fondatore dell’impresa omonima, che segnò il destino dell’Ispi, perché garantì all’Istituto non solo le risorse economiche necessarie a finanziarne i sempre più ambiziosi progetti, ma anche un forte legame con il mondo dell’imprenditoria e, parallelamente, una certa autonomia rispetto al Regime. Lo dimostra ad esempio il fatto che l’Ispi, sebbene non esonerato dal rispetto delle regole imposte dalla propaganda di regime, potesse comunque contare sulla collaborazione di personaggi di spicco della cultura e della politica italiana dell’epoca (incluse figure ostili al fascismo) e su un’ampia disponibilità di documentazione estera.

1940

La concessione di Palazzo Clerici

Ad Alberto Pirelli si deve poi lo sforzo per ottenere in concessione da Mussolini la sede di Palazzo Clerici, decisamente più prestigiosa rispetto a quella iniziale di Via Borghetto, che si concretizzò, dopo tre anni di trattative, il 25 luglio 1940, grazie a una convenzione che prevedeva un uso del Palazzo da parte dell’Ispi per 29 anni dietro corresponsione di un canone di dieci lire e l’obbligo di provvedere al restauro.

Nel dicembre del 1940 il progetto di recupero fu sottoposto all’approvazione personale di Mussolini che, anche in considerazione del difficile contesto dovuto alla guerra, volle accelerare gli eventi e trasformare l’operazione in una manovra politica, estendendo la durata della convenzione a 50 anni e stanziando 2.800.000 lire per i lavori. Realizzati prevalentemente nel 1941, gli interventi di recupero – nonostante i lavori si collocassero in un’economia di guerra – furono caratterizzati da un’elevata ricercatezza dei materiali e cura esecutiva, quasi a confermare la forte volontà rappresentativa voluta da Mussolini e la qualificazione del progetto tra le attività di natura “morale” condotte da un regime in crisi.

1950

Ripresa dell’Istituto

Dopo un’inevitabile interruzione dovuta all’occupazione e alle incertezze seguite alla liberazione, l’Ispi poté riprendere la propria attività nel 1949.

Assai più attivo che in passato si fece l’impegno dell’Ispi sul piano dell’organizzazione culturale: a partire dagli anni ’50 l’Istituto organizzò ogni anno un Seminario di perfezionamento post-laurea per giovani destinati ad avviarsi alla carriera diplomatica o a operare nell’ambito della politica e dell’economia internazionale, che poteva vantare tra i propri docenti alcune delle maggiori personalità della vita accademica italiana.

1969

Si consolidano le attività di formazione

A partire dal 1969 l’Ispi venne anche scelto dall’Istituto diplomatico del ministero degli Affari Esteri come uno dei centri autorizzati a tenere corsi preparatori ai concorsi per l’ingresso in carriera diplomatica.

Un forte impulso nel dopoguerra fu dato anche all’attività di convegnistica: accanto agli incontri di carattere più strettamente scientifico, si moltiplicarono le iniziative rivolte al pubblico più ampio organizzate d’intesa sia con il ministero degli Affari Esteri sia con altri Istituti internazionalistici in Italia e all’estero.

1970

Cambiamenti nell’ISPI e crisi

I primi anni ’70 segnarono l’inizio di una fase di cambiamenti notevoli nella vita dell’Istituto, accompagnati da crescenti difficoltà finanziarie e da una crisi organizzativa che si acuì agli inizi degli anni ’80. Il risanamento dell’Istituto richiese alcuni anni di lavoro e solo nel 1986 le attività poterono riprendere sotto la guida del nuovo presidente, l’ambasciatore Egidio Ortona.

1997-2016

Il Rilancio dell’Istituto

Il rilancio dell’Istituto è stato poi completato dall’Ambasciatore Boris Biancheri (Presidente dal 1997 al 2011) dall’Ambasciatore Giancarlo Aragona (dal 2012 al giugno 2016) ed ha visto una ripresa e ampliamento di tutte le attività dell’Istituto, dalla convegnistica – con le conferenze internazionale quali ad esempio MED Dialogues, i fori di dialogo bilaterali con alcuni paesi di importanza strategica quali ad esempio Francia e Germania – alle iniziative per le imprese – con la conferenza scenari che si tiene all’inizio di ogni anno, i lunch talk e brief ad hoc – alle pubblicazioni diffuse sempre di più in modalità digitale alle attività della ISPI School che, oltre al tradizionale Master in preparazione al concorso per la carriera diplomatica, ha ampliato la propria offerta proponendo il Master in International Cooperation e corsi più brevi (Winter e Summer School) per avvicinarsi al mondo delle relazioni internazionali e della geopolitica.

2017+

Il mondo cambia, ISPI si rinnova

All’ISPI proviamo da sempre a coniugare l’approfondimento con la rapidità, l’analisi con il contingente. Ci impegniamo, a maggior ragione, a farlo oggi, nel nostro mondo confuso, dove la velocità e la razionalizzazione dei fenomeni complessi non sembrano talvolta andare di pari passo. Dove è facile cadere nella pericolosa tentazione di dare risposte semplici a problemi difficili. Spetta soprattutto ai corpi intermedi – e all’ISPI tra questi, come finestra privilegiata sul mondo – di offrire una chiave di lettura alla complessità. Occorre farlo con la prontezza che i nostri tempi richiedono e con i mezzi tecnologici e di diffusione che il progresso ci offre. Ma con il rigore e la profondità che è il vanto della nostra tradizione. È questo il senso, oggi, del nostro cambiare: farci nuovi per rimanere noi stessi, offrendo alle Istituzioni, alla società civile e al mondo economico del nostro Paese uno strumento per leggere il mondo, coniugando, appunto, rapidità e approfondimento.

Con questi obiettivi ISPI lanciava nel 2017, sotto la presidenza dell’Amb. Giampiero Massolo, il nuovo logo, una rinnovata veste grafica e il nuovo sito web.

Propositi più che mai attuali nel mondo che sta affrontando le conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina che hanno portato ISPI dal 2020 a rinnovarsi ulteriormente con una riorganizzazione interna e un management più giovane. Una spinta ad essere sempre più digitali – prima, durante la pandemia, per necessità e ora per scelta – un approccio sempre più internazionale con un ruolo di primo piano nella community dei Think Tank (nel 2021 l’Istituto è stato National Coordinator e Chair del T20, uno degli engagement group del G20) e una attenzione ai partner e alle aziende e istituzioni vicine all’Istituto, in primis i soci dell’ISPI che, nonostante, le crisi, hanno confermato il sostegno all’Istituto.

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